Tecnica della scuola non pervenuta!
A cosa serve un istruzione che non aiuta lo studente a
ragionare in modo critico, razionale. A cosa serve un istruzione che non mette
lo studente sulla via che va contro lo
status quo per raggiungere quel livello di consapevolezza che solo
l’inesplorato può dare? A cosa servono persone a cui dici cosa credere, e che
credono nel vangelo secondo il professore senza porre davanti a loro l’unico
scopo utile del miglioramento personale e comunitario? La Storia non ha insegnato
niente! Nessuno sa la storia di Microsoft ed Apple, ed a nessuno importa, ma
tutti hanno un loro cellulare!
Microsoft è nata da un puro acume imprenditoriale. Windows
deve i suoi natali al famoso sistema Dos, ma Bill Gates non ha creato Dos: lo
ha comprato da un tizio dotato in necessità di soldi veloci. Apple è stata
fondata anche da Steve Jobs, ma prima che creassero il più recente marketing
intorno alla figura del creatore multimiliardario (dalla maglietta nera e
pantaloni di jeans per appellarsi alla stupidità un po’ chic, un po’ casual
degli odierni clienti finali,) è stato uno dei figli dell’LSD dei primi anni
’70. Poi, delle droghe enteogeniche e dei movimenti
di coscienza del vero ‘68, in Italia, nessuno sa nulla. Quanta inutilità! Quanto
spreco di tempo è in verità l’esistenza italiana!
Un Paese condannato dall'istruzione pubblica.
L’Italia in cui non conviene più andare all’università
non è più solo abituata a mettere in fila le proprie bugie. Non si cura minimamente
di nascondere i propri difetti. Ad esempio, prestigiosi o meno, gli italiani
che sono scappati all’estero hanno finito con l’abbandonare la terra natia.
La vogliono dimenticare. L’Italia non merita di essere salvata, ed a quanto
pare, sia che siano stati sfornati geni che operai decerebrati (semi)qualificati
a nessuno pare interessa. Non che vi siano nomi sconosciuti, ma chi di loro è
tornato in terra patria a migliorare la situazione? Fa più impressione il fatto
che per anche i più famosi, l’Italia è solo il posto dove freghi gli altri.
Siamo la bocca dell’inferno.
Mentre in altri paesi, tra i più avanzati nell’educazione
(come gli Stati Uniti) ma anche tra quelli più “poveri” ma ossessionati con il
lavoro (come l’India,) si stanno spingendo tantissimo le competenze informatiche. Oggi, i programmatori freelance indiani
sono una vera forza lavoro sottocosto, paragonabile (in termini italiani)
allo stereotipo del cinese sfruttato, che l’italiano è stato portato a credere
esista, per avere un termine fittizio di riferimento, ed impedire di far capire
all’italiano chi è il vero schiavo. Non parliamo delle università gratuite, la
cui idea da noi può suonare come una bestemmia, e generare solo gli insulti di
chi non capisce, e non capirà mai, perché non può né vuole.
In relazione a quanto appena affermato, da noi ci sono
davvero i cinesi che lavorano ammassati come bestie, come ci ricordò l’incendio
del capannone di Prato (PO,) così come quell’evento ricordò allo stesso
tempo che i profitti del lavoro “disumano” venivano generati senza che a
nessuno gliene fregasse se fossero regolari o meno. Erano qui, lavoravano, sono
morti. Ognuno in Italia è abituato a
vedere la metà che più tollera, e poi abbandona alla propria idiozia il
resto. Oggi, un italiano si crederebbe fortunato ad avere uno stipendio pur
lavorando a nero: anzi, non chiederebbe di meglio lo stupido!
Non vi sono linee
guida. Ha ragione Grillo quando dice che lo stato si occupa di economia
quando guarda al mercato per capire cosa bisogna produrre e cosa no (ovviamente
non sono affermazioni di Grillo, ma degli economisti che lo ispirano.). Lo
stesso deve succedere con l’istruzione, perché tutte le cose sono collegate, e
questo è un sistema: un insieme
organico, vivo, di strutture simbiotiche. Ci si occupa di istruzione quando si
hanno risultati: come puoi definire positivi i risultati di un’istruzione che
genera solo frustrati assatanati pieni di odio verso tutti e tutto. Solo da
noi, più sale l’istruzione e l’ignoranza, più i comportamenti si assomigliano!
Ma la stupidità italiana è paragonabile all’italiano che
guarda fuori dalla finestra, e vede che non ci sono tracce di tutte le brutte notizie
che leggono online o che passano in TV e sui giornali. L’italiano non si pone
IL problema, non si pone ALCUN problema: studi, ti prendi un titolo di studio,
poi trovi un lavoro, e ti fai una famiglia. Questa è l’unico virus mentale che
ha infettato la loro scatola cranica chiusa. E così resta isolato, l’italiano,
attaccato alle convinzioni erronee che da sempre si sono propagate nei secoli,
e che come molte altre sono destinate a trascinare nel baratro i più deboli per
ingannarli, ed a spese loro vivere quel presente che i deboli non meritano.
Ironicamente, l’italiano viene trattato
da inferiore, ma lo accetta solo quando a comandare ci sono persone che si
presentano come (falsi) simili.
Impedisci il degrado: apri un libro. Apprendi una lingua,
un’abilità, un hobby o mestiere. Non farti ammazzare dal solito “Perché?”
che suona vuoto nella tua testa vuota! Fallo e basta! Scopri il mondo dei
manuali per apprendere materie pratiche ed utili! Ti hanno davvero dovuto
spiegare perché ti piacevano le donne o gli uomini? La pratica ti mostrerà ciò
che le mie parole non possono farti comprendere, per questo esista la parola
“esperienza.”
Frequenta la biblioteca comunale, e scopri un mondo nuovo!
Fallo prima che l’inevitabile ciclo consumistico finisca di rovinare il disastro
già in atto dell’istruzione venduta a discapito della qualità dei contenuti.
Quando l’unica cosa importante è Vendere, non importa più lo scopo e la qualità
del libro, ma il guadagno, che ne deriva dalla vendita. Renditi conto della
realtà attuale o non potrai mai cambiarla! Anche tra le pubblicazioni presenti
nelle biblioteche troverai traccia di questo mal costume ormai inarrestabile. Agisci ora, oppure sarà troppo tardi
quando ne avrai davvero bisogno. Agisci subito, e sarà più facile orientarsi
dopo, tra il mare di informazioni (e pubblicazioni) superflue ed i contenuti
essenziali.
Solo dopo aver preteso il meglio da te stesso potrai capire.
Solo dopo che avrai sperimentato cosa si prova a ritenersi migliore di come si
era prima capirai davvero la differenza relativa a quando uno si crede migliore
e di fatto invece lo è. Solo dopo aver forzato il tuo cervello a pensare,
potrai cominciare ad usarlo per immaginare cose che al momento non possono
nemmeno sopravvivere nell’ambiente sterile che la tua mente è diventata.
Smettila di accontentarti del peggio. PRETENDI il meglio. Accetta l’unico
rischio che serve nella tua vita.