La scintilla che manca al popolo italiano.
Il popolo italiano è sempre stato diviso. Sin dalle origini
dei popoli autoctoni, la gente italiana ha sempre preferito distinguersi dagli
altri. La separazione è sinonimo di guerra, e la nostra Storia è costellata
dalle guerre più sanguinose del loro periodo. Non parlando dell’Impero Romano,
abbiamo esportato la guerra ed il senso di divisione nel vecchio continente
insieme ad un falso senso di unione.
Da un punto di vista psicologico ed evolutivo, si può
supporre che il germe della violenza da noi sia attecchito più a degli elementi
minoritari, che non appellandosi al semplice senso di sopravvivenza. Noi siamo
stati tra i primi ad introdurre la strategia
del terrore e della grandiosità.
Nella prima, indicavamo un pericolo od una minaccia da sottomettere per
salvaguardare il nostro futuro, nella seconda, esportavamo la nostra
superiorità.
Le manifestazioni pacifiche ed i risvolti violenti.
Per discutere meglio del vero motivo relativo alla debolezza
italiana, bisogna guardare ai fatti del passato per notare come le
manifestazioni pacifiche da noi siano state solo un pretesto per permettere un
moto violento. L’uso che il popolo italiano fa delle manifestazioni è da sempre
stato un uso militare, ed un uso
scarso, possiamo aggiungere.
Quando si tratta di manifestazioni
in altri paesi, l’obbiettivo è sempre stato politico. La diversità tra il
nostro uso militare e quello politico è certo: un uso militare mira alla
violenza; un uso politico mira ad un cambiamento od al raggiungimento di un
obbiettivo prefissato. Le prime vere manifestazioni italiane del proletariato
furono in tempi remoti efficaci, così efficaci da spaventare a morte i
produttori industriali. Quelle manifestazioni erano politiche, perché o si
imponeva il volere dei cittadini, oppure si moriva tutti quanti
economicamente poiché si paralizzava l’intero sistema.
Gli italiani non hanno mai analizzato il motivo per cui si
fanno le manifestazioni, e sono da sempre rappresentazioni di carnevali inutili
volti al niente, tanto che la Storia recente ne attesta la progressiva addomesticazione
nello scorrere degli anni. Oggi, le manifestazioni sono inutili ed anzi
vanno a danno a chi fa le manifestazioni. I sindacati sono diventati gli artificieri di una politica, e garantiscono
l’immobilità: si sono trasformati con il tempo da amici a nemici.
La strategia politica dei nostri governi è sempre stata una politica militare. Questo non deve
stupire in quanto lo stesso germe italiano è insito in loro. In questa era
della pubblicità stiamo assistendo ad un risvolto importante dell’utilitarismo
politico. In altre parole, la pubblicità rappresenta l’esempio calzante
della comunicazione politica, economica e sociale: preferenza della
superficialità, annunci ed inganno legalizzato/tollerato dal consumatore,
sembrare (non essere.). Non importa perciò se quello che facciamo è giusto o
meno, vero o falso: è utile? Allora, va bene.
Per tollerare una tale realtà addomesticata, serve una mente
addomesticata. Assopita da anni di meticoloso lavoro certosino, volto a
limitare diritti e capacità altrui poco alla volta, così da non rendersi conto
di anno in anno delle perdite, la dominazione del popolo italiano ha creato una
società dove le eccellenze mancano
al punto da non permettere la sopravvivenza di quelle persone che riescono
contro ogni aspettativa. La fuga dei cervelli è una conseguenza, non una causa,
della condizione italiana.
Possiamo quindi ora notare come l’individuo italiano sia il
frutto di atteggiamenti meramente rivolti ai propri istinti passati, nell’inutile
speranza di un futuro che non verrà mai concesso. Così come il personaggio del Deserto dei Tartari, il tipico italiano
spera un giorno di poter dare sfogo ai propri istinti, ma non concepisce la
realtà intorno a lui, creata ad arte per impedire la realizzazione di tale
fantasia sciocca. Però, anziché chiedersi chi è che comanda, giorno dopo giorno
subisce un imposizione della realtà fino a che la bugia non cementifica, e si
cristallizza nel mondo conosciuto. In altre parole, l’italiano di oggi è figlio
di una selezione artificiale:
la stessa che si fa con le specie canine quando si preferiscono alcuni geni rispetto
ad altri. Nello specifico, sottomissione e conformismo. La nostra Storia ne
descrive le evoluzioni, epoca dopo epoca. L’eugenetica ha fallito, pertanto si
sono imposte altre strade.
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