Abolizione della schiavitù morale: tenere alto lo sguardo.



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L’anno è il 1932. Così tanto ha dovuto aspettare l’Etiopia per far finire la schiavitù nel proprio Paese. Senza essere torturati minimamente dalla morale rivoluzionaria che ha visto la liberazione degli schiavi negri (questa era la corrente ed usata definizione italiana; negro è una termine ancora frutto di dibattito in ambito legislativo e giuridico durante i reali processi e dibattiti odierni, un vocabolo diviso tra chi usa il termine indiscriminatamente e chi ne fa soggetto linguistico carico di connotazione razzista) gli abitanti dell’Etiopia hanno continuato ad accettare come normale un comportamento umano vessatorio che ha visto l’inizio della sua fine già a partire dal 1817.

L’Italia si contraddistingue. Non tutta, no. Ma la Repubblica di Venezia può vantarsi di essere stato l’unico posto al Mondo dove a partire dal 960 dopo Cristo una società “evoluta” teneva alta la luce della ragione nel mondo intero. Il resto d’Italia, era come l’Etiopia. Lo è stato a tratti e bocconi fino alla costituzione italiana nel 1947. E l’Italia non è sempre stata unita, mai territorialmente né giuridicamente fino a quel tempo, quindi è inutile dibattere su ciò che è stato. Si potrà trovare posti dove si è andati avanti, altri dove si è andati indietro, ma alla fine quella non è Italia. Così come non è Italia la Repubblica di Venezia. L’Italia allora non era altro che l’idea utopica nella mente di chissà quale pazzo visionario emarginato.

Perché riflettere sulla abolizione della schiavitù?

A scuola non si studia l’abolizione della schiavitù. Non come in molti altri Paesi, ma ci si accontenta di lasciarla apparire quanto una frase tra le migliaia di pagina dei libri di testo che i figli italiani si portano appresso. Il sangue, le urla, le torture, le inumanità, le aberrazioni non valgono più di una frase cronologica nei testi italiani, o forse uno specchietto informativo sulla pagina opposta. Questa è la nostra normalità. Questa normalità è dove scorre la nostra attenzione.

Gli italiani non sono riconosciuti per il rispetto. Gli italiani sono un popolo tradizionale. Gli italiani vivono nella Preistoria tra i dinosauri. Queste sono solo alcune frasi riportate da alcuni dei nostri film, nell’epoca in cui il Cinema Italiano valeva ancora qualcosa. Oggi, il cinema è tutt’altro se non un palco di burattini che devono attirare i soldi delle masse per ripianare il costo del budget cinematografico: sono pochi i film che mantengono la loro forma didattica, illustrativa, artistica. Così va la vita.

Ma quando la vita va, si lascia dietro conseguenze. Conseguenze che se portate sotto la lente di ingrandimento rivelano una serie di disagi che pulsano, che vibrano, che sono quiescenti. L’Italia è un posto anche di repressi. Repressi che non vogliono ammettere il proprio stato di disagio: schiavi, che si sono adattati a sorridere ed a nascondere la propria identità, i propri bisogni, i propri diritti.

Errori del passato e del presente

Non vi sono scuse per la schiavitù del Passato. Sì, certo era comodo sfruttare gli altri quando ti ritenevi superiore e detentore di chissà quale verità o superiorità sociale. Non facciamo i falsi, ci sono cose che molti accetterebbero senza rimorsi se la società non dicesse semplicemente nulla. Ma per non dire nulla, la mentalità delle persone deve essere davvero malata, o almeno così ci sembra oggi. Forse non a tutti, credo. Credo che se la schiavitù è esistita nel Mondo, forse si tratti solo di un gioco tra chi ha la maggioranza in una determinata Epoca. Ma beh, non dico niente di nuovo che nessuno abbia già pensato. Affascina molto di più il nostro modo di auto convincersi, seppur per qualche istante, che sia davvero possibile scoprire una verità così palese. Gli esseri umani sono animali, che si adattano al loro ambiente per sopravvivere, e fanno uso sia di pura razionalità che di pura irrazionalità.

L’amore per le persone ha la stessa radice irrazionale dell’orgoglio di avere uno schiavo (che all’epoca era simbolo di prestigio sociale, come l’Ipod oggi, che poi non è tanto diverso se consideriamo le note condizioni lavorative dei produttori cinesi, almeno stando al numero di suicidi che i notiziari cinesi hanno riportato nel corso del tempo e che sono visibili online, non alla TV. Chissà perché alla TV ne hanno riportato solo uno o due ogni tanto.). L’amore per il domani è morto, l’amore per il domani è stato dimenticato. Non vi può essere schiavitù che giustifichi l’amore della schiavitù (anche se i sadomasochisti avrebbero una valida argomentazione da porre sul tavolo della discussione.). Il mondo è vario. Vario quanto sono limitate le soluzioni che esistono nel mondo.

L’Italia è un Paese in cui la schiavitù è ancora tollerata. La Costituzione ha invalidato solo la schiavitù giuridica e sociale, ma purtroppo non ha previsto la schiavitù morale, psicologica, etica. In realtà, avrebbe imposto ai cittadini di valorizzare il progresso scientifico e culturale, ma dato che quell’articolo è completamente stato bistrattato, ed invalidato dalla mancanza di supporto, in parte alimentato dal secolare attrito Scienza-Chiesa (che si è mangiato la razionalità di molte persone, che hanno creato famiglie ortodosse, antiche, claustrofobiche, incapaci di vivere nel mondo moderno e flessibile.).

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Colpa degli italiani?

La pigrizia italiana impera ed illumina la strada nel mondo verso la soggezione. Se mai qualcuno volesse instaurare una nuova forma di governo che superi il fascismo in negativo, dovrebbe partire da qui. Per forza. Così come chiunque volesse travolgere le cose in positivo farebbe uguale. Il riferimento al Movimento 5 Stelle è dovuto, in quanto gli italiani dimostrano la propria schiavitù, nascondendosi dietro alle proprie paure, lamentele. L’informazione è sempre stata l’unica via al dibattito civile, che altrimenti si alimenta di inutili attacchi alla persona e retorica emotiva. La costituzione è un pezzo razionale, dove le parole sono misurate. La TV è emotiva, dove le parole e le immagini sono tirate in faccia alla gente. 

  • Quale delle due sta condizionando la mente italiana? 
  • Chi è lo schiavo e chi lo schiavista? 
  • Chi si accontenta della propria schiavitù? 
  • Chi si lamenta anziché organizzarsi? 
  • Chi sta con le mani in mano anziché cercare la verità? 
  • Chi non parla e diffonde la propria opinione cercando il dibattito sano? 
  • Chi vuole il male dell’umanità? 
  • Chi sta continuando a volere combattere la razza umana pur facendone parte? 
  • Chi ancora non ha immaginato un mondo dove gli esseri umani vivono davvero in pace ed armonia senza che nessun problema abbia la sua soluzione? 
  • Chi vuole aspettare di morire in un mondo ingiusto? 
  • Chi conta qualcosa? 
  • Chi ha il potere? 
  • Chi deve dirci cosa è il potere? 
  • Chi dobbiamo credere che siano e saranno i nostri figli? 
  • Chi li educherà? 
  • Chi scriverà la definizione di termini come Fiducia, ed Impegno, nei dizionari delle future generazioni? 
  • Chi visualizzerà un giorno il proprio testo di Storia per scoprire se la Nostra esistenza (di Noi che siamo a cavallo del nuovo millennio) è contata qualcosa oppure troverà solo una misera data seguita dal punto? 

Potersi informare Oggi è diventato un privilegio. Approfittane finché ne hai il tempo. Oggi hai accesso a tutte le conoscenze. Oggi puoi scoprire ciò che prima le società e le arti tenevano segreto. Puoi diffondere la tua idea, trasformarla in concreto, darle forma, coinvolgere, piacere, conquistare, trascinare, rivendicare, stabilire, aggiornare, concordare, collaborare, fondare, vivere. Ma soprattutto puoi smettere di essere uno schiavo. Puoi alzare lo sguardo, e guardare tutti negli occhi. L'occhio della mente non smette mai di osservarti.

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