Intransigenza: vera definizione.



intransigenza
Nella realtà di tutti i giorni, la parola intransigenza è stata usata ripetutamente da molti deputati e senatori del Movimento 5 Stelle. Alessandro Di Battista fu tra i primi ad usarla nelle sue apparizioni televisive. E come per tutte le parole, il significato può celarsi ben al di là della semplice distinzione linguistica.

Nella vita vera, cosa vuol dire essere intransigente? È una cosa positiva? È una cosa negativa? Intransigenza vuol dire “rispettare i limiti prefissati”. Nella sua accezione negativa, vuol dire essere irremovibile ed immutabile, comportandosi come chi non vuol sentire ragione. Ti sarà capitato di vedere persone adirarsi e “vedere nero” passando alla violenza: a loro modo, ciò può essere un raro caso di intransigenza, in quanto la scintilla che ha causato tale comportamento violento è da ritrovarsi nell’infrazione di un vincolo o limite, superato il quale, tutti i divieti decadono.

Nella sua accezione positiva, essere intransigente vuol dire rendere prioritario il rispettare certe regole, come ad esempio un chirurgo che si rifiuta di usare il bisturi caduto accidentalmente dalle mani del nuovo assistente, e raccolto da terra. Se il chirurgo non avesse votato la sua condotta professionale alla deontologia medica (cioè alle regole di sterilizzazione, e tutti i protocolli seguiti e derivanti da studi scientifici) le conseguenze potrebbero essere terribili per il paziente operato.


Estendendo il comportamento intransigente alla condotta politica.

La nostra realtà sociale è una realtà complessa. Ci sono diversi elementi degni della variegata collezione di esperimenti sociali, che tendono a guardare ai comportamenti personali come composizioni di cause e di effetti. Tutti possono concordare però sulla presenza di certi elementi, come la falsità e la corruzione.

Ogni qualvolta una regola viene violata, non si rispettano le regole. Lo scenario vede come situazione ideale quella in cui l’infrazione apporta un vantaggio personale. In fondo, ogni regola è un imposizione volontaria, e l’agire al di fuori di essa vuol dire applicare con forza maggiore una volontà propria alla volontà collettiva. Pertanto, così come le forze dell’ordine fanno rispettare i divieti e le regole, vi sono termini come vigilanza e supervisione, per definire le attività affini ai compiti istituzionali.

Ma cosa vuol dire per una persona valutare positivamente l’intransigenza e farne un valore personale? Cosa va a sostituire l’intransigenza? Ci sono controindicazioni? Poiché parliamo di astrazioni, potrebbero esserci diversi ostacoli nell’identificare tale comportamento virtuoso, pertanto voglio affrontare la riflessione attraverso a degli esempi.

Quando una persona mente, socialmente siamo esposti ad una bugia, ma non la rileviamo tale. Molte volte accettiamo la bugia, la tolleriamo, per varie motivazioni. Applicando l’intransigenza dobbiamo però considerare la natura della bugia in relazione alle nostre credenze o credo personale. Ad esempio, se qualcuno si esprime su concetti religiosi va ad interessare conoscenze diverse da chi si esprime su concetti politici.

Quando una persona commette un infrazione o si è macchiata di un reato, le persone possono risultare omertose o denunciare il fatto. L’intransigenza prevede la denuncia del fatto purché vi sia una violazione di regolamenti. Persino le azioni online danno sempre la possibilità di segnalare contenuti inappropriati: in tal senso, si ritorna a comprendere la natura organica della transigenza e dell’intransigenza, in quanto alcuni elementi non regolamentati vengono tollerati o rifiutati dal giudizio complessivo dei singoli. In altre parole, sono gli sforzi dei singoli che mantengono o fanno decadere gli equilibri, definendone per conseguenza altri. Come conseguenza, non vi è veramente limite al peggio od al meglio, in quanto la “fine” corrisponde alla cessazione dell’identità sociale (cioè della razza umana). Tale concetto è espresso meglio dal sinonimo concetto di osmosi in Biologia, o dal principio dei vasi comunicanti in Fisica.
                                                                   

Conversazioni intransigenti ed allontanamento del falso dal vero.

Nel periodo storico contemporaneo, la pubblicità rappresenta il vertice della comunicazione. Il modello comunicativo della pubblicità è basato sulla pura retorica. In particolare sull’eristica, ovvero l’arte del vincere (al di là dei contenuti espressi), tale comportamento è diventato la base della comunicazione civile odierna.

Totale ribaltamento dei valori hanno determinato un cambio sociale epocale:

  • La verità non è più solidamente fondata su prove scientifiche, ma si basa sul consenso popolare (se tutti dicono che è un informazione è vera, è percepita ed usata come vera);
  • I sentimenti valgono più della ragione, pertanto non importa più COSA dici ma COME lo dici. Questa regola, falsa di per sé, è la tipica espressione di come rapidamente prenda piede il linguaggio basato su fallacie logiche. Se una discussione non può essere vinta, comunissima è la tendenza a far alterare l’altra persona.
  • Si è passati dal fare al dire, subordinando l’importanza delle azioni individuali, che ora vengono sempre analizzate in base alle conseguenze che determinerebbero nell’area sociale interessata. In tal senso, l’intransigenza è sentita più forte verso regole ipotetiche (magari dubbi che si hanno) rispetto alle reali certezze delle conoscenze possedute. Il risultato è la mancanza dell’azione.
  • Il dialogo è diventato finto e si è svuotato di ogni contenuto. Se conta solo il vincere, non importa più trasmette informazioni. Si esalta la superficialità in ogni sua forma, e poi si comunica in ogni modo possibile che non è ciò che appare ciò che conta ma ciò che si è: la totale discrepanza ed incoerenza tra ciò che vien detto e ciò che vien fatto genera veri e propri paradossi sociali, i quali pur rimanendo tali, vengono normalizzati dalla tolleranza individuale (prima) e globale (dopo) spesso grazie anche all’influenza di altre persone (la pubblicità in senso tale, espressa sia in opinioni di personaggi famosi, di televisione od altro media autoritario, etc.)


La comunicazione intransigente prevede un netto cambio di tendenza rispetto al caos sostenuto ed alimentato dai fautori della pubblicità. Innanzitutto, andare contro i valori popolari vuol dire andare contro tutti coloro che li sostengono. L’intransigenza inoltre si deve guardare le spalle dalle falsità, pertanto se vi è incoerenza tra ciò che vien detto e ciò che vien fatto, siamo di fronte ad un problema.

Ad esempio, le discussioni politiche tanto comuni di questo periodo, che trovano online la loro più efferata rappresentazione, prevedono scenari assai prevedibili. Chi non è intransigente:

  • tenta di sviare l’argomento in modo da poter vincere;
  • non ammette mai errori commessi, in quanto non esistono regole da seguire;
  • cerca di far sentire in colpa gli altri, farli arrabbiare o provocare altra risposta emotiva;
  • usa insulti, provocazioni ed altri atteggiamenti offensivi, insieme all’accusare la persona con cui parla di non saper dialogare o di essere colpevole di insulti, provocazioni ed altri atteggiamenti offensivi (in altre parole, ti lanciano il sasso contro, non nascondono la mano e ti dicono anzi che la mano era la tua);
  • godono del supporto del gruppo, previlegiando atteggiamenti di bullismo volti al vincere od ostacolare azioni altrui (anche senza un motivo, ma solo perché sono coinvolti a quel punto nelle dinamiche sociali di chi trasgredisce e continua a trasgredire).


Per contro, discutere in modo intransigente vuol dire:

  • ripristinare la verità, mantenendo il punto su ciò che è vero ed ignorando ciò che esula dallo scopo prefisso;
  • conoscere le tecniche comunicative della retorica e della comunicazione pubblicitaria in modo da saper educare eventuali personaggi terzi coinvolti nella conversazione;
  • esigere un ragionamento logico e razionale basato su prove e su documentazioni, il che non vuol dire scambiarsi link (l’errore più comune delle conversazioni online) ma riportare il processo scientifico nel modo di parlare, cioè supportando prove e richiedendo le stesse prove che attestano l’origine del proprio pensiero;
  • avanzare oltre ogni tipico ostacolo posto da chi mente fino a collegare gli aspetti reali alla conversazione attuale, in quanto non vi può essere mai troppa verità, così come troppa menzogna, è bene indagare per trovare i limiti della tua stessa verità (troppe persone si fermano all’ovvietà delle cose espresse senza neanche ribadirle e pretendere che la verità sia riconosciuta tale per la sua sola esistenza, espressa da prove e conoscenze avanzate ed avanzabili.). Se chi parla viola gli stessi principi che attesta di affermare, non vi è coerenza nè comprensibilità in ciò che sta dicendo, e ciò va segnalato.
  • completare il ragionamento tramite il recupero del materiale negativo volutamente ignorato. Se una persona si difende perché accusata di essere ignorante, questo vuol dire che apprezza l’ignoranza? Nessuno ha il diritto di affermare che l’ignoranza è preferibile alla conoscenza, credendo allo stesso identico tempo che tale affermazione abbia davvero un senso compiuto poiché usa un linguaggio, che è l’espressione stessa della conoscenza che ci distingue dall’essere semplici animali. Certe affermazioni sono semplicemente false, e non si deve mai perseguire il falso, perché quella è solo un’altra tecnica retorica. Quando qualcosa non torna, probabilmente c’è una regola del buonsenso che è stata infranta.

L’intransigenza porta l’orgoglio della propria condotta, in quanto condotta pienamente responsabile. Introdotta dal sapere scientifico, l’intransigenza è la capacità umana di apprezzare ciò che è vero e fattuale per il solo fatto che qualcosa di esistente può essere provato dai sensi, espresso secondo obbligazioni fisiche quantificabili e soggette a delle leggi fisiche. 

Lo scontro tra eristica e razionalità va indietro nel tempo di parecchi millenni, e va oltre il sempiterno scontro tra credere che vi sia un dio o no, tra credere che la terra è il centro dell’universo o no, oppure il credere che urlare contro l’eclissi solare può spaventare il dio Skroll dal divorare il Sole, salvando così la Terra. Come tutte le cose, anche l’intransigenza può essere usata male, poiché è solo uno strumento, ma il non usarla affatto genera conseguenze alla stessa maniera.

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