Chi è il responsabile del mondo intorno a te?
Chiunque lavori od abbia lavorato sa che c’è sempre qualcuno
da cui devi difenderti: i colleghi, i clienti, a volte lo stesso capo. Un
qualunque rapporto di subordinazione prevede chi sta meglio e chi sta peggio;
prevede diversi tipi di privilegi a seconda del ruolo ricoperto, e premia
diversamente gli sforzi effettuati. La stessa cosa dicasi per la famiglia,
altra forma di base della società (se non LA forma base).
Ingigantendo questi modi di fare propri della vita di tutti
i giorni, possiamo capire perché la società si inceppa, e smette di funzionare.
La colpa è tua? La colpa è di chi sta sotto? Ognuno ha diverse risposte,
compresi quelli che stanno sopra. Diversa è l’ambiente in cui tali pensieri
vengono formulati, in quanto chi sta sopra ha un’esperienza diversa da chi sta
sotto.
Considerazioni sulla società e responsabilità.
Da che mondo e mondo, le ingiustizie vengono segnalate e
punite. Ci si appella a delle sorte di regole scritte o meno, per mantenere un
qualche livello di giustizia ed impedire abusi. Quando la supervisione o la
giustizia viene a mancare, il malfattore ha guadagnato un vantaggio per se
stesso a danno altrui. E questa è tutta la verità del mondo sociale. Il
fallimento degli organi di vigilanza determinano il proliferare delle attività
illecite, perché se si guadagnano vantaggi, si può essere certi che c’è più
incentivi a ricommettere il fatto, che non ad impedirlo.
Alle vittime non resta che aggrapparsi a misure mentali di
supporto, per afferrare in qualche modo una sorta di equilibrio. Pertanto, c’è
chi si aggrapperà ad una qualche punizione divina o successiva la vita, e c’è
chi userà l’immaginazione per congetturare altri tipi di relazioni illogiche,
il cui scopo ipotetico sarebbe quello di garantire la giustizia mancata.
Tuttavia nel mondo reale, è possibile accostare a dei
comportamenti dei colpevoli, in quanto una legge naturale onnipresente (la
legge di causa effetto) prevede che alcune reazioni sono determinate da alcune
cause precise. Quindi, chi sono gli organi di vigilanza che falliscono il loro
compito?
- Dal punto di vista legale, il potere esecutivo delle reali forze dell’ordine è determinato dalle leggi vigenti. Chi scrive le leggi, regola i limiti di intervento delle forze dell’ordine.
- Dal punto di vista operativo, se anche le leggi ci sono ma non vengono fatte rispettare, allora esiste almeno un colpevole. Quando la colpa è di natura volontaria si può parlare di tradimento, abuso o corruzione.
- Dal punto di vista sociale, le leggi valgono per tutti e pertanto qualsiasi cittadino è tenuto a riportare fatti illegali. La responsabilità civile è acuita maggiormente nei casi in cui vi è omertà (chi sa non denuncia) o collusione (chi sa non denuncia perché associati in parte o toto con chi commette il crimine) o corruzione.
- Dal punto di vista comunicativo, la nostra società veicola informazioni attraverso i media, pertanto se non vi è possibilità di denunciare un fatto o vi è un difetto nella capacità di denunciare gli eventi, vi sono ovvie responsabilità tecniche. Così come ci sono società che gestiscono le infrastrutture comunicative, vi sono professionisti in vari settori della comunicazione. I più esposti al pubblico sono i giornalisti, i quali possono riportare fatti di cronaca (descrivono ciò che è accaduto in passato o sta accadendo nel momento in cui parlano) o fatti in divenire (secondo la formula del reportage, simile all’inchiesta, in cui si confutano alcune ipotesi sulla base di dati già disponibili per evidenziare problemi esistenti o presunti tali.).
Lo schema si
estende in questo modo, poiché la comunicazione avviene tra la parte civile (il
comunicatore) e l’autorità (il ricevente) attraverso dei mezzi (mezzi di comunicazione)
in un contesto sociale predeterminato (società sana o corrotta/collusa od
omertosa.).
Semplicemente, quando una parte fallisce, bisogna
intervenire nel ripristino della funzionalità sana. Più il problema si
estende o viene ignorato, più saranno ingenti le conseguenze negative. Così
come una famiglia non sana non può generare componenti familiari sani fornendo
un ambiente sano, lo stesso vale per le
società di ordine maggiore fino anche allo Stato in sé.
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