Il problema della falsa testimonianza.



falsatestimonianza
Intorno al 1950, si è espansa fortemente sul suolo italiano la presenza di una nuova forza comunicativa: la pubblicità. La pubblicità è un fenomeno di promozione, ovvero un metodo comunicativo che ha radici antiche quanto la tecnica militare. La finzione, strumento od oggetto capace di garantire un vantaggio sul nemico, non è diverso da una qualunque altro mezzo di manipolazione o coercizione quando esso è adoperato in ambito politico.

Per come la vedo io, la nostra era non è quella dell’informazione, ma quella della pubblicità. La stessa pubblicità è riuscita infatti a sponsorizzare l’idea del progresso e dell’informazione, ma di fatto la realtà si poggia sulla competenza di figure distinte dalla maggioranza delle persone. Queste persone, capaci di costruire e determinare realtà autonome, hanno il vero potere di influenzare il destino degli eventi. Per potere, non dobbiamo sempre e solo considerare i soldi, ma ogni mezzo e strumento capace di volgere il sentimento del popolo, oggetto di qualunque politica esistita ed esistente.

Dal metodo scientifico alla falsa testimonianza.

La Storia umana è come un pendolo che oscilla tra due estremi: dal misticismo, siamo passati alla scienza; dalla violenza, si vuole tornare alla pace; dall’uguaglianza, si vuole promuovere la distinzione; etc. Alcune qualità dell’animo umano sono il perno su cui si basa la nostra evoluzione sociale, ovvero un’irrequietezza atavica, che ci spinge verso il cambiamento volenti o nolenti.

La consapevolezza sociale della complessità degli eventi ha portato molte persone ha creare strutture di pensiero capaci di dare un senso al caos apparente in cui viviamo ogni giorno: ci sono teorie cospirative; ci sono pragmatici, che vedono il lavoro giornaliero come unica vera realtà scevra da ogni altra influenza, altresì vuota ed impossibile dall’avvenire in sé; ci sono i religiosi, che credono nel disegno divino; etc. Io scelgo il percorso della scienza, come abilità umana di vivere scoprendo la realtà e metterla alla prova, consapevole di non aver bisogno di fingere di avere tutte le risposte.

Ispirazione perenne della scienza è la matematica. Tramite la matematica si può errare, ma non fingere. Si è sicuramente abusato della matematica, ma i suoi principi guidano da sempre intere generazioni, e non è un caso che molte persone siano incapaci di proseguire nel percorso matematico: l’incapacità di perseguire tale percorso descrive perfettamente l’incapacità umana di saper gestire se stessi in quanto organismo complesso.

Tra le varie qualità positive di questo sapere, vi è la capacità di saper discernere la verità, separandola dalle qualità sensibili. Questo vuol dire che per arrivare all’essenza della verità di un processo, si procede per eliminazione delle contraddizioni, eliminando le inconsistenze e continuamente lavorando con qualcosa di vivo: un processo appunto, un percorso matematico o verità immutabile che descrive una regola della realtà stessa. La matematica è uno di quei linguaggi che non può essere travisato dalla pubblicità.

Per quanto la finzione della pubblicità giochi con l’ignoranza della persona, la scienza parte sempre da un confronto tra ciò che si sa e ciò che non si sa. La stessa formulazione di ipotesi, ovvero di idee originali da verificare o smentire, è basata sulla stessa creatività comune alla finzione, ma là dove la finzione elabora su se stessa sfruttando ogni increspatura logica possibile, la logica matematica è pura. In altre parole, se da un calcolo aritmetico deduci che due più due fa cinque, puoi stare ore ed ore a descrivere come il Paese stia male, e che bisogna pensare alla gente vera che soffre… non puoi andare avanti.

Lo stesso vale dirsi per la sua capacità di distinguere il passato dal presente. La matematica ti insegna che è normale arrivare a conclusioni sbagliate, perché il calcolo è una semplice funzione umana poi resa più facile dai computer (creati da noi appositamente.). Quando si sbaglia una conclusione si torna indietro nel processo di calcolo alla ricerca dell’errore od inconsistenza, e si riparte da lì. Questo processo si può tradurre mentalmente in ciò che noi chiamiamo autocritica, e di cui molti ne sono sprovvisti per pura volontà personale. Non esiste la sensazione emotiva del “sentirsi male” a giudicare se stessi: in realtà, anche quella è una falsa regola della pubblicità in cui crediamo. L’amore è stato inventato per far vendere libri e conquistare il piacere di giovani donzelle.

Ne consegue che anche la descrizione stessa dei processi ne è interessata. Così come nella realtà è possibile osservare realtà descrittive non coerenti con la realtà dei fatti, come ad esempio i telegiornali, veri e propri strumenti politici che determinano la percezione di tutti gli eventi descritti. Come nel caso dell’eclatante successo del Movimento 5 Stelle, bisogna essere proprio ottusi e creduloni per seguire i telegiornali senza notare che dalla sua data di insediamento i telegiornali non hanno mai fatto un complimento all’operato della suddetta forza politica. 

Raramente viene menzionato che sono attualmente la seconda forza politica italiana, e se questo fosse vero (sfruttando cioè un corollario matematico della regola trasmessa dai telegiornali, presupposta al momento essere vera) vorrebbe dire che circa dieci milioni di italiani sostengono da anni una forza politica che ha generato solo inutilità. Al contrario, non passa giorno in cui ogni azione del Governo Renzi non sia giustificata: gli 80 euro, i discorsi contraddittori del primo ministro, le figuraccie al consiglio europeo, etc. 

Il contrasto tra la realtà trasmessa dalle TV con falsa testimonianza degli eventi, e la capacità di verifica della rete Internet, che non perdona e non dimentica, genera un divario incommensurabile. Il problema di fondo resta però l’occlusione mentale delle persone: così come scioccamente le persone possono convincersi di odiare la matematica (assumendo cioè gli unici tratti della finzione pubblicitaria, o creatività immaginaria priva di logica) la volontà personale è ancora l’unico vero perno di discussione. La matematica e la pubblicità sono solo strumenti, là dove l’identità rimane un concetto logico autonomo.

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