Le parole della politica



le parole della politica
In Italia, si continua ancora a non fare chiarezza. Il mezzo preferito sono sempre le parole: non la chiami dittatura ma “voto di fiducia”; non la chiami disinformazione, la chiami “giornata piena di notizie”; non la chiami corruzione, la chiami “disoccupazione e crisi del mercato del lavoro”.

In Italia, bisogna tornare a fare chiarezza sulle parole. Ci sono parole che si deve tornare ad usare. E bada bene che ciò presuppone automaticamente un’enorme pazienza, nonché perseveranza nel voler comunicare un’informazione semplice a qualcuno di stupido. Non ci dovrebbe essere la necessità di insegnare alle persone come usare la propria testa, ma è nostra responsabilità farlo, visto che ve ne è la necessità.

Una serie di vocaboli nuovi per il nuovo millennio.

Là dove la preoccupazione sale ogni giorno, ovvero nel settore del lavoro, c’è sicuramente bisogno di fare chiarezza. Un “lavoro” oggi, è schiavitù. Puoi violare forse le regole del tuo posto di lavoro anche solo una volta senza ripercussioni? Puoi godere dei frutti del tuo lavoro senza temere che tutto ti sia portato via in un baleno? Un posto di lavoro oggi deve essere contrapposto ad una carriera.

Una carriera è un esperienza lavorativa. Come vuole la Costituzione il lavoro deve nobilitare l’uomo e la società, ma non evadiamo con discorsi al momento irrealizzabili. La carriera di politico è ciò che tutti capiscono all’istante, perché sono le uniche attività lavorative che gode di tutto ciò che produce e non produce.

Le persone che hanno un lavoro devono solo stare zitti rispetto a chi ha una carriera. Questo è il mondo di oggi! Non conta se hai un titolo di studio, conta se hai una carriera. E se hai una carriera, vali più di un posto di lavoro come persona. Tutti devono avere una carriera? Questo dovrebbe essere il centro della discussione odierna. Bisogna tornare a fare le distinzioni che contano.

Il Movimento 5 Stelle è stato il primo a portare l’attenzione su un altro termine importante: soldi. Dividendo il termine in debito, c’è bisogno di tornare a considerare i soldi con il suo termine generico e neutrale di valuta. Oggi, la parola “soldi” è associata a tutte le obbligazioni, corruzione e miseria presenti nel paese. Nessuno usa più parole neutre, che invece hanno quel sapore di diverso. C’è bisogno di tornare ad usare parole neutre, e neutralizzare l’irrazionale follia che rende l’impensabile una norma nel nostro Paese. I soldi sono uno strumento di cambio: ogni altro uso è scorretto o degenerativo.

A volte, le parole che servono sono le parole che sono scomparse. Come la parola tradizione. Nessuno parlerebbe degli omicidi italiani come una tradizione italica, ma probabilmente bisognerebbe cominciare a porci la questione. Forse noi siamo un popolo di violenti psicopatici. Forse davvero questo è il nostro passato, presente e futuro. Delle persone rimangono fuori dal confine italiano ostaggi di altri paesi? Eh! Fanculo. Un gruppo di genitori viene rapito in qualche paesino sperduto da dei banditi? Eh! Se la sono cercata! A noi italiani basta fingere. È nostra tradizione: siamo noi ad essere così. Non è davvero cambiato nulla: cambiare vorrebbe dire modificare la mentalità del Paese. Sei pazzo?

Tra le parole che si temono di più ad usare vi è sicuramente la parola ignoranza. Dare dell’ignorante a qualcuno è percepito come un vero e proprio insulto. Ma il fatto di prendersela a male in modo irrazionale è la dimostrazione stessa dell’ignoranza esistente. Quello che le persone temono è il confronto. L’italiano medio è vigliacco e vendicativo, e gli eroi che lottano contro tutti e tutto sono così rari che vengono ridicolizzati all’istante.

Quando il confronto non viene ignorato od evaso, ma anzi ricercato nel modo giusto, il punto della questione diventa quella di far emergere l’ignoranza delle persone. E l’ignoranza è ciò che deve emergere: non si può ribattere su di un punto senza “voler ferire qualcuno”. Non c’è nessuno da ferire. Chi si sente ferito viene solo ferito da se stesso, perché crede alle proprie bugie! Non sta a te insegnare agli altri ad insegnare a convivere con se stessi, ma solo per il fatto che loro non sanno imporsi l’umiltà di chi è disposto a ragionare sui fatti per uno scopo reale e pratico, ciò non vuol dire che tu sia considerato al loro stesso livello, e pertanto degno di impartire loro lezioni morali ed etiche. Ti vedranno sempre come un nemico, perché non hanno ancora affrontato la propria ignoranza.

Lo shock che la maggior parte delle persone illuse ha bisogno è uno shock umano. C’è bisogno di più persone determinate a mettere in discussione ciò che queste persone cieche si ostinano a non voler vedere. Il giorno in cui il Movimento 5 Stelle salirà al Governo ad esempio, sarà un giorno in cui il conflitto sarà inevitabile, ed anzi promosso dagli stessi corrotti e millantatori. Senza una base solida di persone consapevoli, siamo destinati ad essere travolti da una violenta ondata di ignoranza, che lotterà con i pugni e con i denti tramite l’idiozia di chi è totalmente schiavo di un sistema malato, in cui essere malato vuol dire essere parte di una nazione.

Non sta a te giudicare il popolo che queste persone vogliono perpetrare a danno di tutti gli altri che non ne fanno parte. È tuo obbligo ritrovare quell’armonia interiore che ti possa portare ad affrontare un confronto in cui tu non hai bisogno di temere l’ignoranza altrui. L’ignoranza degli altri è un problema che hai tollerato già per così tanto tempo, che ora sembra quasi un paradosso. Il problema non è l’ignoranza degli altri, che oggi impera per qualche oscuro motivo, il vero problema è che tu avendone consapevolezza hai ignorato il problema dell’ignoranza altrui. Ora il problema si è fatto emergenza: è ora di agire.

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