I migliori se ne vanno.
Chi conosce qualche proverbio, sicuramente avrà sentito
quello relativo alla scomparsa dei migliori. Spesso abusato come frase fatta
nelle commedie italiane di bassa fattura, la frase “sono sempre i migliori che
se ne vanno” non è da intendersi come una dichiarazione di circostanza per le
occasioni funebri.
Approfondendo la conoscenza della saggezza popolare, c’è da
chiedersi qual è la sua origine. Quello che questo detto evidenzia è la
caratteristica crudeltà di questo nostro mondo sociale, incapace di adattarsi
al cambiamento richiesto e perseguito dalle persone valide.
Non è questione di stile ma di analisi dei fatti.
In altri termini, i migliori
sono quelli che vengono uccisi, perseguiti, cacciati, ostracizzati o peggio.
Pensa a tutte le figure positive della Storia. Persino le storie che ci
raccontiamo come cultura umana vedono sempre lo stesso scenario del buono che
viene ostacolato dal male. L’eroe è colui che supera il confronto, ma gli
altri? Gli altri se ne vanno. Soccombono.
I partigiani che si scontravano con i fascisti per la
liberazione d’Italia erano persone diverse dai filofascisti o filopartigiani
che stavano nascosti o lontano dagli scontri. Ne segue anche la domanda: chi
avrà avuto maggiori possibilità di riprodursi? E la questione evolutiva non è
per puro intrallazzo, ma per sottolineare la caratteristica della nostra
attuale cultura: la nostra è una cultura nata dai geni della codardia e degli approfittatori.
Questi sono i peggiori che sono
rimasti.
La saggezza popolare ci rivela che “la madre dei cretini è
sempre incinta” e non è facile trovare qualcuno disposto ad andare contro a
questa affermazione. La paura che ha permesso la continuazione della specie ha causato una grave perdita di valori:
da una parte abbiamo perso chi non voleva chinare la testa, dall’altra abbiamo
acquisito un nuovo modo di tollerare la sottomissione.
La totale incapacità di fidarsi l’un dell’altro e quella di
tradire gli altri al primo momento utile è un altro regalo dello scorrere della
Storia. Dobbiamo farci caso, accettando il gene recessivo dell’onestà e delle
altre buone qualità come minoritario. Ciò richiede nuove strategie sociali in grado di parlare il linguaggio dei
deboli e dei peggiori.
Le tecniche espresse dai mezzi di comunicazione odierni sono
di natura neutrale, ma i contenuti che determinano la natura del cluster veicolato
stabiliscono diversi livelli di utilità e qualità. Totale assenza di
informazione reale, distrazione continuativa fine a se stessa, e dissociazione
sistematica della realtà rappresentata dall’esperienza vissuta, sono solo
alcuni punti di critica su una situazione, che ovunque nel mondo ha gridato
alla manipolazione di massa. Che tipo di persona vuole istupidire gli altri?
Quale tipo di persona accetta che la propria vita abbia un limite fissato dagli
altri?
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