Come diventare popolare: il mondo è piccolo!
Sempre più strumenti ci vengono messi a disposizione per
interagire con la realtà intorno a noi. E sempre più, con l’avanzare della
cultura e delle conoscenze, si da più peso alle nostre conoscenze personali in
termini di persone. In alternativa, ha preso piede l’idea della nostra capacità
di influenzare la nostra cultura, società o sistema. Si può diventare popolari.
Si può ottenere consensi. Si può piacere a più persone di altri.
La popolarità è percepita come potere. Nata negli studios
americani, che con le prime icone hanno creato idoli per il pubblico, è stato
tutto un progetto a tavolino nato con l’intento di cavalcare l’onda
consumistica che ha profondamente segnato questa nostra vena storica dominata
dall’importanza dettata dalla volontà finanziaria. Si pensa ai soldi, e la
popolarità è la chiave per fare soldi.
Come essere popolari: fenomeno sociale naturale od artificiale?
Molti partono da concetti diversi, quando si parla di
popolarità. Ma si può essere popolari anche non conoscendo nessuno in
particolare: mi spiego meglio. Il nostro sistema sociale è molto flessibile e
plastico quando si parla di ottenere
risultati. Tutto parte dal processo cognitivo di chi riceve gli input di
chi spera di ottenere qualcosa.
In altre parole, il sistema della popolarità risponde ad un esigenza semplicissima: voglio qualcosa,
come la ottengo? La risposta diventa la popolarità quando si parla di soldi.
Non vi è stato altro motivo. Solo dopo, con l’evoluzione di sistemi sociali complessi
come i social network abbiamo assistito all’evoluzione e creazione della distorsione della percezione. Chiunque
usa Facebook o G+, trae consapevolmente od inconsciamente delle considerazioni
quando va a guardare il numero degli “amici” o di “persone nelle cerchie.”
Questo processo primordiale è qualcosa che pre-esiste in noi, ed ha permesso la
creazione della popolarità in primo luogo.
Altri esempi del passato sono gli spot commerciali in cui i prodotti
erano sponsorizzati dalle personalità popolari. Associando qualità percepite positivamente, o persone, si trasferisce
parte della positività verso il prodotto. Pura psicologia. Oggi, questi ed
altri meccanismi sono continuati ad essere usati, ma le persone si sono
adattate. Oggi, esistono anche persone abbastanza distaccate e poco interessate
dal numero degli amici di facebook e compagnia. Cambiano i valori, ed i mezzi
per diventare popolare si adattano!
La bellezza è un
valore senza tempo. Schiava del tempo, e vittima della prepotenza di un sorriso
contro il quale rimaniamo umanamente inermi, il gioco della popolarità si basa
sulla creazione di uno stato di trance.
Qualunque sia il metodo o mezzo, una
forza popolare è qualcosa che raccoglie consensi, e pertanto attinge a tante
associazioni nello stesso momento.
Certe parole possono essere popolari con determinate
persone, e sempre le stesse possono attirare l’ira di altre. Questo è il
pericolo numero uno dei politici e dei cartomanti. Parlare in modo generico è la soluzione. Usando parole
generiche non si incorre in antipatie: c’è differenza tra il volere una “uguaglianza
sociale”(termini generici) ed invece voler “rendere civili i matrimoni tra
persone dello stesso sesso.” Purtroppo, gli elettori sono persone, e le persone
sono influenzabili. In presenza di termini generici, una persona crederà sempre
di sentire espresso nei termini generici quello che vuole in realtà sentire. Si
fa appello alla parte emotiva di noi, quella irrazionalità che giudica tutto
tranne che le parole.
La popolarità si basa
sull’assenza della ragione. La ragione non è assolutamente necessaria per
la popolarità. Se un prodotto è buono, non necessariamente si svilupperà un
opinione positiva su di esso. A far fronte a questo fatto umano è nato il marketing. Il marketing si occupa di
sostituire la parte razionale informativa con una parte emotiva che colmi
quella sensazione di dubbio legato al nostro tipico modo di esprimere opinioni.
In realtà, noi ragioniamo interrogando sia la nostra parte emotiva
(consideriamo ciò che proviamo) e la nostra parte razionale (usiamo la logica
per esaminare più a fondo concetti, promesse od affermazioni esterne.). E se con
la ragione da sola si perde quando non si è in presenza di persone più
razionali, con l’emotività si avrà sempre la meglio, perché tutti siamo
vulnerabili alle emozioni.
Le emozioni sono qualcosa che ci manipola. Pertanto,
qualsiasi meccanismo emotivo è un mezzo per diventare popolare: la superficialità soddisfa quel bisogno di
non farsi scoprire ed analizzare troppo dagli altri, così da far scattare la
parte razionale. Questa tendenza sociale ha portato la nostra società italiana
verso una profonda immaturità.
A braccetto con altri fattori economici e sociali, la
superficialità ha dettato legge nell’ultimo millennio come non mai. Si è
affermata superando qualsiasi altro valore
basato su logica razionale. L’uso di termini troppo complessi, lunghi o
difficili è qualcosa che non ha mai favorito la popolarità perché l’Italia è
nata sulla base di realtà linguistiche diverse: l’Italiano non è esistito fino
al 1996 secondo le recenti ricerche sociologiche (solo verso il 1999 si ha
avuto una alfabetizzazione dell’italiano superiore al 90%, ed esistono ancora
numerosi analfabeti.).
La realtà è sempre stata complessa, ma la superficialità ha
aggredito gli strati sociali con una violenza paragonabile allo stupro delle
menti dei singoli, ai quali è stato imposto uno stile di vita che non ha avuto un naturale processo di selezione.
La popolarità sfrutta questa confusione, e pertanto necessità del gancio
emotivo dei mezzi usati per imporsi sulla realtà. Si è popolari quando
influenziamo gli altri intorno a noi, dettando “legge” e direzioni in un
momento storico che perdura senza un senso di orientamento.
Un altro modo per leggere la popolarità, è l’assenza di
carattere. Si può essere popolari quando diamo una direzione, e quando ci sono
persone che si sentono sperdute. Non bisogna essere completamente in balia
degli eventi, ma basta un assenza di
struttura per generare tale situazione. Basta pensare all’attuale
situazione dello Stato Italiano: assenza di una cultura cittadina; il termine burocrazia
identifica quella divisione tra gli organi dello stato ed il singolo, e
maggiore è la divisione maggiore sono le possibilità che le cose non vengano
fatte o siano risolte in più tempo; mancanza di un chiaro sistema di
risoluzione dell’alfabetizzazione civile necessaria a far conoscere gli
strumenti civili a cui un cittadino ha diritto.
Lo Stato lascia il cittadino solo, perché siamo un Paese con
stampo familiaristico , e lo Stato
non ha mai fatto nulla per migliorare questo nostro aspetto culturale, né promuovendo
un sistema che lo potenziasse, né senza integrare un sistema alternativo di ri-equilibriazione.
Uno stato affetto da familiarismo
amorale è uno stato sbilanciato che necessita di attenzioni attive, e non
può essere abbandonato a se stesso come invece è stato fatto. È invece
imperativo invitare chiunque a prendere atto di tale fenomeno sociale, e capire
che il familiarismo è la piaga su cui la popolarità fa pressione, ammalando
sempre di più il nostro sistema.
Ricapitolando, ci sono diversi fattori per sfruttare le
piaghe del sistema per diventare popolare:
- Evocare associazioni positive con ampio bacino.
- Curare la bellezza estetica e/o promuovere la superficialità.
- Fare appello ai valori e concetti atavici e primordiali (usare tecniche di manipolazione.).
- Creare un carattere e personalità alternativa con un chiaro messaggio e direzione propria.
- Scaricare le colpe riprendendo l’attuale stato delle cose nella nostra società, e rafforzando ogni sua pecca.
- Sfruttare lo stampo familiari stico, usando piccoli gruppi come base di lancio per una maggiore influenza (tipici gruppi chiusi di amici delle elementari, liceo, lavoro, etc.).