Unicità a senso unico.
La nostra società ci ha abbandonato? Nasce la prima domanda
su questo nostro senso comune di Storia. In un qualunque momento della vita
umana, ci sono momenti in cui il senso di abbandono si mescola al fuorviante
pensiero circa la nostra complessità. Possibile che io sia l’unico a volere
solo il bene per me stesso e per gli altri? Sono così diverso dagli altri?
Oggi, domande come queste ci porgono il dilemma proprio nel
mezzo del burrone, così che non ha importanza il cadere, ma da quale parte del
versante vogliamo cascare. Il nostro è un tempo inclemente. Siamo soli ed
abbandonati in un sistema che nessuno sembra poter cambiare. E poi, vediamo il
cambiamento.
Ogni epoca ha avuto i suoi momenti, ogni era la sua fine.
Tutto è determinato da una radicale interruzione di servizio, dopo aver preso
un nuovo senso unico. È stato così per le galassie, e lo rivediamo in piccolo
anche nei nostri sistemi sociali. La nostra mentalità è frutto di una
consistente forza ed energia che ci protesi sempre in avanti. E per andare
avanti, c’è bisogno di spazio.
Da che parte andare, quando hai di fronte a te qualcosa che
non sembra una via libera, quando senti che è come essere costretto a
spiaccicarsi su uno dei due lati. La nostra mente si fredda, e comincia a
temere i danni e le conseguenze. Questa è la resistenza al progresso. E per superarla, ogni individuo colleziona
in sé dei tratti unici e distintivi, che gli permettono di superare questa
resistenza, offrendo una soluzione radicalmente risolutiva.
Nasce così l’individualità,
la specializzazione ed il senso di unicità.
Ognuno ha delle potenzialità da esprimere. La nostra società dovrebbe stimolare
questi individui, ma in Italia, questo non è avvenuto. Siamo sempre stati
indietro nel progetto di formare l’indipendenza personale ed individuale, forti
di un rinnovato progresso pagato col sangue di due guerre mondiali. Una
reazione debole! Un azione inesistente.
Quando il rinnovato spirito Europeo si è fatto forte dei
suoi impegni, non avremmo tutti auspicato un sollevamento generale delle
condizioni di vita? Che le cose non sarebbero andate a migliorare? Altrimenti a
che pro unirsi? Questo cambiamento
non c’è stato. E le persone che dovevano brillare, hanno cominciato a scurirsi.
Perché il danno personale agli individui è un danno che non puoi misurare. E la
gente non parla.
Oggi, alcuni individui che volevano brillare a tutti i
costi, ed esser liberi di essere
loro stessi hanno cominciato a sollevare ondate di apprezzamento in quella che
è una mentalità che sta cambiando. Purtroppo controforza. E che desolazione per
la nostra nazione! Avere una massa di cittadini che non riesce a cambiare se
non per forza. Ogni italiano dovrebbe sentirsi vergognato di questo. Che
figura.
Ma siamo sicuri che un tale processo (di ribellione dell’unicità
contro lo scetticismo) possa portare al bene di tutti? Ecco che nasce la mia
generazione: la generazione dell’informazione. Un senso di missione da
completare: informare, e rendere la cultura intellettiva e le conoscenze
pratiche di nuovo disponibili per tutti, e sotto un tetto comune, a tua
disposizione. O per meglio dire, renderli disponibili per la prima volta. La
razza umana non ha mai registrato un momento di puro spirito collettivo di
evoluzione: un momento in cui si ferma tutto per migliorarci tutti, e risanare
ogni preoccupazione. Un evoluzione di coscienza.
Un miglioramento reale.