Mentalità: da sani a pazzi scatenati.
Non posso che rovesciare su inchiostro digitale il mio
disdegno. Nelle ultime ore, tra un impegno ed un altro, ho preso il tempo di
respirare a pieni polmoni. Ma cosa sta succedendo? Abbiamo bisogno di un
esplosione di questi tempi. Serve un esplosione per farci riprendere dal
torpore assopito che ci pervade. E ci attiva, come tanti piccoli topini alla
ricerca di una novità. Alla ricerca di una notizia che ci risvegli dall’incubo
della realtà. Poiché è nei nostri pensieri che si annida la verità: che se le
cose non ci vanno bene, è così perché in parte non ci siamo mai dedicati a sostenerla
al 100%.
Storie di paure, storie di incertezze. A volte, dopo tanto
parlare e conoscere, poco ancora ci riporta più velocemente sui nostri piedi di
una rapida azione. Di uno schiaffo, od di una tragedia. Come è la tragedia di
Davide, il ragazzo suicidatosi. Così come lo apprendo da questo post di rosaria, su G+. Una morte che non si fa guardare in faccia da nessuno.
Proprio su G+, lo stesso posto dove neanche 24 ore prima si
faceva luce su di un post
che allo stesso modo ha rimesso in superficie il dolore di tutti gli altri individui.
Di tutti quelli che sono etichettati. E tu? Tu che etichetta hai? Come ti
chiamano? Come ti riconoscono gli altri? Gli altri che non parlano più. Gli
altri che hanno dimenticato la conversazione, ed il dialogo. Perché facciamocene
una ragione. Tutti i problemi di questo mondo possono essere risolti solo dal
dialogo e l’azione. Un fallimento. Che dura da millenni.
Si sorride. Si ha quel ghigno sulla faccia. Ma le vite
scivolano via. E non è colpa nostra, ovviamente. Non decidiamo noi per gli
altri. Ma se lo fosse? Sarebbe davvero così terribile aver cura gli uni degli
altri? Un po’ di solidarietà. Un po’ di stima. Per chi si alza ogni mattina.
Per chi non ha un lavoro. Per chi deve spiegare ai propri figli che a natale
non si può andare a giocare con il proprio amico. Che non c’è più. Che è andato
via. Che si è trasferito altrove. Là dove la vita ci conduce. Là oltre ogni
ragione.
E allora che senso ha rovesciare tante parole? Solo uno. Un
occasione. Perché c’è bisogno di aprire questo dialogo. Una nuova abitudine
bisogna che prenda piede. Che radichi nel nostro cuore. Che si radichi nei
nostri animi. E che ci porti ad una nuova mentalità. Che ci sostenga. E che ci
renda forti di ciò che siamo e possiamo diventare. Un idea. Un’azione. Un nuovo
modo di gestire la propria giornata. Un nuovo modo di respirare. Un nuovo modo
di guardare le persone che ci stanno care. E per scoprire, come far allargare
questo sguardo oltre. Oltre fino alle altre persone, di cui veramente troppo
poco ci interessa al giorno d’oggi.
Il mondo non è ancora perfetto, ma l’importante è rimanere
intenzionati a fare la cosa giusta. Giorno per giorno. Discutere di più.
Commentare, e dire la propria. Essere onesti. Dal vivo e dal web. Serve una
voce. Una voce unica. Una nuova forma di coscienza. Mi domando se le altre
persone si accorgono dei tempi che cambiano. Oppure se non stanno aspettando
altro di farsi travolgere di qualcosa, ancora fingendo di nascondersi dietro a
quella falsa speranza che nessuno si accorga che il destino delle cose dipende
anche da loro.