Articolo 18 addio! Ma quale? Costituzione o statuto dei lavoratori?
Alla fine è stato Renzi. Ah! L’articolo 18! Ah! Non toccate
l’articolo 18. Si, ma quale? Nell’ignoranza che da sempre contraddistingue il
popolo italiano è impossibile trovare mai qualcuno che sa di cosa sta parlando.
Altrimenti, non avremmo una classe politica così, ma partiamo dalle basi. E
soprattutto, andiamo velocemente per non stancare troppo quelle “povere” menti
mai abituate a pensare.
La prima cosa che salta in mente quando chiedi a qualcuno
dell’articolo 18, quasi tutti dicono che si rifà alla Costituzione, perché si sa che la Costituzione è ciò di cui tutti
si lamentano. Ovviamente, ciò di cui tutti si lamentano è anche ciò che nessuno
conosce. Questo è il livello di “intelligenza” con cui abbiamo a che fare.
La storia dell'articolo 18 tra un mare di ohibò.
La Costituzione è sicuramente un testo importante: è la
Madre di tutte le leggi. La Costituzione rappresenta quell’enorme fazzoletto di
linee guida su cui Tutti i cittadini devono concordare prima di stilare le
altre leggi che regolano ogni altro aspetto del vivere, si dice, civile. (Il
vivere civile è opposto al vivere incivile o barbaro, nel senso letterale del
termine, che nessuno conosce tra l’altro.)
Tra tutti i testi che derivano dalla Costituzione ci sono i Codici. I codici riguardano un po’
tutte le aree della nostra vita: c’è il codice civile per regolare le azioni
dei privati cittadini in relazione a ciò che esiste ed è regolamentato; il
codice penale determina l’illecito dal lecito, stabilendo le pene; c’è il
codice della strada che regola l’uso delle vie pubbliche; il codice
amministrativo e tanti altri. I codici si conoscono perché si sono letti, o
non si conoscono affatto.
La nostra società si basa su degli assunti che derivano da
questi codici, ma percepiti come buonsenso quando si parla di applicazione
pratica. In altre parole, la gente non sa cosa vi sia scritto in questi codici,
ma la ripetizione di alcune notizie od informazioni hanno raggiunto ed istruito
anche il più becero degli italiani. Ovviamente, ci sono sempre le eccezioni, e
molte di quelle eccezioni finiscono poi con l’essere multate od arrestate, e
via dicendo. Le regole servono a proteggerci dai peggiori. Con il tempo,
la funzione delle leggi è cambiata.
L’articolo 18 è un
esempio di ciò a cui siamo arrivati. In una società sempre più
profondamente stupida, viviamo il caos dell’articolo 18 senza sapere nulla al
riguardo. Si parla dell’articolo 18 della Costituzione giusto? Ovviamente no, e
lo sapresti se avessi imparato a leggere! Quello che è andato è l’articolo 18
dello statuto dei lavoratori. Trovi il testo qui, ma
dato che fino ad ora abbiamo parlato di codici, la parola statuto lo puoi
tradurre con codice. Il codice dei lavoratori gestisce i diritti dei
lavoratori. Curiosamente, Renzi ha dichiarato che “il lavoro non è un diritto
ma è un dovere.” Quindi, da bravo schiavo lavora e zitto.
Dedicato a chi legge. Una legge è per sempre.
Chi si leggerà l’articolo in questione potrà sicuramente
considerare sia lati positivi che negativi in merito. La discussione politica
non è il “problema” legato all’articolo che Berlusconi non è mai riuscito ad
eliminare: l’articolo 18 si frappone come ultima scogliera tra il lavoro detto “flessibile”
ed il lavoro “dipendente.” Con il Jobs Act, finisce per sempre l’era del lavoro
indeterminato italiano. O meglio, rimarrà solo il lavoro pubblico, dove potrai
entrare solo alle condizioni prestabilite. E non parliamo ancora del familiarismo
italiano.
Quando Berlusconi era in carica, vi erano ancora troppi
dipendenti, quindi sono servite operazioni di smantellamento dell’apparato
organico relativo al lavoro. Non facciamola troppo complicata per l’impedito
mentale volontario: con il “milione di posti di lavoro” ovvero con la riforma Biagi del lavoro,
hai detto addio per sempre alla riorganizzazione della forza lavorativa. Se ti
è ancora impossibile da capire: dal 2003 tra te ed il marciapiede ci sei solo
tu.
Il lavoro dipendente era quello: una dipendenza. Un essere
dipendente non deve pensare. Un parassita non deve pensare. Un
tossicodipendente non deve pensare. L’organismo principale fornisce tutto il
necessario. Ma cosa succede quando stacchi una zecca dall’animale a cui si
nutre? Cosa succede quando elimini le droghe dal drogato? Sia che si tratti di
una storia a lieto fine o con finale tetro, la risposta è “un cambiamento
repentino.”
L’eliminazione del lavoro dipendente ha eradicato ogni
possibilità di dialogo sulla riorganizzazione delle forze lavorative. Per
intenderci, è come se avessero detto che sono troppo stupidi per preparare le
menti dei cittadini italiani, e per tale motivo, hanno schiacciato il bottone
per far partire il tutto. E per una mente mai stuprata da idee proprie è
difficile far capire le estensioni di tale dramma, quindi bisogna puntare il
dito a tutti i morti che attestano come vi sia stato un repentino cambiamento
privo di quella rete di sicurezza, che avrebbe salvato le cavie di queste
immancabili acrobazie ad alta quota.
Non c’è stato ancora modo di parlare del futuro, ma è ovvio
che chi non capisce il passato od il presente non potrà mai apprezzare il
futuro. E chi non intercetta il futuro possibile, sia in positivo che in negativo,
non ha alcuna chance di adattarsi al mondo che si potrebbe configurare nell’immediato
come nella media distanza. Quindi, urge rimedio. Urge un ritorno alle basi ed
alla lettura. Bisogna tornare a proteggerci dai peggiori, e capire che tornare
a fare le azioni giuste parte dall’impedire a qualsiasi epidemia di distruggere
la sicurezza del popolo italiano. Leggi ed immunizzati, perché a breve
salteranno altri capi fondanti, e poi dirai addio a cose ben più problematiche.